Le morfologie familiari che caratterizzano la società contemporanea hanno vissuto pandemia in maniera differente a seconda delle loro specificità. Le modalità di fare famiglia sono state messe duramente alla prova o momentaneamente sospese: a partire dalle modalità più “classiche” nelle società euro-americane quali pranzi o vacanze di famiglia, domeniche dai nonni, matrimoni, battesimi etc. Nelle case, sempre meno aperte ai non conviventi, si sono compattate tutte le attività delle famiglie nucleari: scuola, lavoro, attività sportive sono proseguite dietro lo schermo. Le famiglie allargate, in particolare quelle migranti e transnazionali, si sono trovate spesso separate da ordinanze e confini comunali, regionali, nazionali. Le coppie che stavano seguendo percorsi di Procreazione Medicalmente Assistita all’estero o quelle con una richiesta di adozione in corso hanno dovuto temporaneamente sospendere i loro percorsi riproduttivi.
Confinamenti, chiusure, riaperture hanno (ri)configurato le relazioni di parentela, ma anche quelle di genere e tra generazioni. Le condizioni dettate dalla pandemia e il trattamento politico dell’emergenza sanitaria nelle varie regioni e paesi hanno acuito le diseguaglianze, in particolare quelle sociali e di genere (Mooi-Reci, Risman 2021). Le categorie più vulnerabili si sono trovate di fronte a fragilità aumentate: gli studenti in condizioni economiche svantaggiate sono stati particolarmente penalizzati dall’insegnamento a distanza; molte madri hanno assunto un carico più pesante in termini di lavoro domestico e di cura; i nonni di genitori che non avevano altre soluzioni si sono esposti al rischio di contagio per accudire i/le nipoti; le donne vittime di violenza si sono trovate sole di fronte a un rischio acuito dal confinamento (Gribaldo, Fusaschi 2020); le famiglie con disabili hanno dovuto affrontare gli effetti prodotti dall’isolamento e dalla limitazione delle attività all’esterno sui soggetti più vulnerabili. Giorno dopo giorno, le famiglie hanno dovuto riassestarsi, rispondendo alle misure dettate dai decisori politici (Di Silvio 2020; Vereni 2020). I mesi passati sono spesso stati vissuti in attesa di (ri)aperture. Durante questo tempo sospeso, in attesa del “post-pandemia”, come ci si immagina di essere e fare famiglia nel tempo che verrà?
Negli stessi mesi, antropologhe e antropologi della famiglia hanno dovuto confrontarsi con queste trasformazioni. Come osservare la famiglia in un’epoca in cui le porte delle case sono rimaste chiuse come non mai? Come varcare i confini fisici, simbolici e immaginari che si sono creati durante la pandemia? Come fare ricerca sulla famiglia oggi? E come progettare ricerche nel tempo incerto che verrà?
Keyword: fare famiglia; mutamenti sociali; diseguaglianze; vulnerabilità; metodologia di ricerca
Riferimenti bibliografici
- Di Silvio R., «Quando usciremo di casa…». Lo spazio domestico in stato di eccezione, in Guigoni A., Ferrari R., Pandemia 2020. La vita quotidiana ai tempi del COVID19, Danyang: M&J Publishing House, 2020, pp. 173-176.
- Gribaldo A., Fusaschi M. Lo sguardo obliquo del genere, Storie virali, 2020, https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Storie_virali_lo_sguardo_obliquo.html
- Mooi-Reci I, Risman BJ. The Gendered Impacts of COVID-19: Lessons and Reflections. Gender & Society. 2021;35(2):161-167. doi:10.1177/08912432211001305
- Vereni, P. A scuola dal virus? Pandemia e doppi legami del sistema educativo, Rivista di Antropologia Contemporanea 2020, 1: 217-226.