Il panel intende esplorare il tema della comunicazione dell’antropologia fuori dall’ambito accademico, un aspetto non trascurabile per il futuro della disciplina, intrecciando due questioni interrelate: 1) Quale comunicazione? 2) Quale antropologia?
Se è vero che negli ultimi decenni si sono moltiplicate le pubblicazioni nel campo di studi definito «antropologia dei media» (Pertierra 2018), molto più rare sono invece le riflessioni sull’«antropologia nei media» e, più in generale, sulla popolarizzazione della disciplina. Un uso pubblico dell’antropologia prevede la capacità di partecipare attivamente ai dibattiti che si svolgono all’interno della società, come da tempo sostiene con forza Robert Borofsky (Borofsky 2019). Ma riuscire a comunicare l’antropologia all’esterno dell’accademia non è certamente un’impresa semplice, perché da un lato si rischia di presentare discorsi poco comprensibili al grande pubblico e dall’altro di banalizzare il sapere.
Il passaggio dal cartaceo al digitale nel mondo della comunicazione ha generato un sovraccarico di informazioni reperibili in rete e non è sempre facile orientarsi. In questo ingorgo comunicativo si possono osservare due tendenze: un declino dell’approfondimento in favore della quantità e il primato della frammentazione a scapito della coerenza (Eriksen 2017: 162). Allo stesso tempo la rete e i nuovi media possono divenire importanti risorse per coloro che desiderano comunicare la disciplina. Tenendo presente che chi cerca informazioni in rete lo fa in modo diverso dal lettore “classico”, perché compie molte operazioni simultanee mentre legge, quali contenuti l’etnografo può proporre sul web? Pensando, invece, ai vecchi media, come la radio o la tv, quali opportunità possono ancora offrire agli antropologi e quali rischi nascondono? Infine, con l’auspicata conclusione dell’emergenza pandemica, potranno tornare anche gli eventi dal vivo come i festival e gli incontri. Perché è importante lavorare anche su questo fronte?
Oltre al come comunicare, non bisogna perdere di vista il cosa. Tornando sulla questione posta da Hannerz (2010), quale immagine della disciplina possiamo offrire? Su quali temi il contributo dell’antropologia può davvero alimentare il dibattito pubblico e/o fornire interpretazioni autorevoli? In che modo il contributo dell’antropologia culturale può essere considerato distintivo rispetto ad altre discipline? Bisogna inoltre tenere in considerazione che l’antropologia culturale presenta sia sul piano sincronico sia sul piano diacronico una pluralità non solo di temi di ricerca ma anche, e soprattutto, di approcci e di quadri teorici. Al fine di avere una comunicazione significativa e un ruolo nel dibattito pubblico è fondamentale anche orientarsi in questo panorama estremamente variegato. Quale idea di antropologia, quale definizione, quale quadro teorico può essere utile? O meglio, quali differenti idee di antropologia e quali prospettive teoriche possono essere utili e pertinenti in differenti arene? Quali autori del presente e del passato possono essere di aiuto in relazione a specifici temi? Fino a che punto l’offerta didattica dei corsi di laurea prepara i giovani antropologi in tal senso? Quali proposte si possono avanzare?
Il panel vuole raccogliere riflessioni, studi e contributi sulla comunicazione dell’antropologia fuori dall’ambito accademico. L’auspicio è di stimolare un dibattito che permetta di evidenziare le problematicità e indicare le strade più promettenti per il futuro della comunicazione dell’antropologia.
Keyword: Comunicazione, media, disseminazione, teorie antropologiche, temi antropologici
Riferimenti bibliografici
- Borofsky R. 2019. An Anthropology of Anthropology: Is It Time to Shift Paradigms. Kailua: Center for a Public Anthropology.
- Eriksen T. H. 2017 (2016). Fuori controllo. Un’antropologia del cambiamento accelerato. Torino: Einaudi.
- Hannerz U. 2010. Diversity is Our Business. American Anthropologist, 112, 4: 539-551.
- Pertierra A. C. 2018. Media Anthropology for the Digital Age. Cambridge: Polity Press.