Il panel intende esplorare le capacità di adeguamento, riconoscimento e negoziazione tra i collettivi ed il paesaggio (specie con le entità che lo abitano). Come Gramsci ci ricorda – i momenti di crisi facilitano la morte del vecchio ma rallentano l’arrivo del nuovo. All’interno del rapporto tra interpretazione delle trasformazioni ambientali e processi di territorializzazione, siamo interessati ad approfondire le pratiche di costruzione di futuri possibili, in particolare quelle soggiacenti alla comprensione di nuovi valori simbolici del territorio che includano le entità non umane entro le prospettive di mondi più-che-umani (Papadopoulos 2018).
ESPERIENZE DEL TEMPO
In primo luogo riteniamo essenziali le indagini che si concentrano sull’esperienza vissuta e incarnata del tempo (Lefebrve 2004), guidate da un approccio che guarda al futuro come present future, cioè radicato nel presente come dimensione poietica ancor più che simbolica. Non si chiede, cioè, di esclusivamente pensare o riflettere sul futuro ma di farlo attraverso quelle pratiche che nel presente, secondo Mandich, si riconnettono al concetto di ‘anticipazione pratica’, intesa come l’ordinaria esperienza di preoccupazione ed immersione nel a-venire (Bourdieu 1997).
MULTITEMPORALITÀ
Riteniamo inoltre di particolare interesse le esperienze comunitarie che attraverso le pratiche attuano una riconfigurazione della relazione tra umani e non-umani (intesa come “relazione di cura” descritta da Maria Pluig de la Bellacasa), auspicando una risemantizzazione del rapporto tra natura valoriale ed economica. Siamo interessati ad esplorare come l’inclusività dei non-umani entro la capacità immaginativa ed aspirativa delle realtà territoriali passi attraverso la pratica, capace di scardinare visioni antropocentriche del futuro. Ciò significa portare l’attenzione sui “ritmi temporali di mondi più che umani”, concentrarsi sulla immaginazione e materializzazione di futuri che “sono oscurati o marginalizzati come improduttivi nella spinta futuristica dominante”.
PERCORSI COLLETTIVI DELLA CONOSCENZA
Così come le pratiche materiali, anche le conoscenze in divenire possono orientare un processo di riterritorializzazione che abbia una relazione simbiotica con i non-umani. Se le più recenti prospettive di rilevanza accademica (more-than-human ontologies, human-soil relations and politics of care) possono costituire il centro di questa discussione, riflettere sulle progettualità future riguardo le conoscenze significa interrogarsi in particolare sulle modalità di produzione del ‘potere oracolare’ (Mcgoey 2019, 2021)- ossia, come possano i non umani controvertire i fenomeni di ignoranza strategica imposti da forme di egemonia tecnoscientifica.
Il panel accetta presentazioni e prospettive provenienti da ricerche -anche in corso- che indaghino il futuro come un risultato del pensare-con entità non umane, attraverso le pratiche ed attraverso le conoscenze, nel modo in cui gli obblighi eco-etici nell’Antropocene chiedono un’intensificazione del coinvolgimento nel fare tempo per temporalità specifiche (Bonifacio e Vianello 2020).
Keyword: Pratiche di cura; potere oracolare; temporalità interspecie; più-che-umano; futuri collettivi
Riferimenti bibliografici
- Puig de la Bellacasa, Maria. 2017. Matters of care: speculative ethics in more than human worlds . Minneapolis: University of Minnesota Press.
- Papadopoulos, Dimitris. 2018. Experimental Practice. Technoscience, Alterontologies, and More Than Social Movements . Durham : Duke University Press
- Henri Lefebrve – Rhythmanalysis: Space, time, and everyday life. London: Continuum. Chicago 2004
- Oracular power and the architects of the future: The Unknowers: How Strategic Ignorance Rules the World, by Linsey McGoey, London, Zed Books Ltd, 2019