Con le sfide imposte dall’emergenza pandemica, la provocatoria affermazione di Harris e O’Hanlon secondo cui «Il museo etnografico è morto» (Harris C. e O’Hanlon M., 2013, p. 8) acquista ulteriore significato. La pandemia pare aver accelerato i processi di ripensamento e ridefinizione di cosa sia oggi e di cosa potrebbe o dovrebbe essere in futuro il Museo, ponendo in questione l’esistenza stessa delle istituzioni museali, così come le conosciamo. D’altro canto, la sospensione “pandemica” della quotidianità ha avuto come effetto l’ampliamento creativo e il largo uso del virtuale e del digitale che ha coinvolto anche i Musei, facilitando una diversa comprensione dell’istituzione museale, non solo “tempio”, ma anche “fòro” (Cameron, 1972) di confronto culturale (Lavine, Karp 1995) e spazio accessibile aperto alla comunicazione con pubblici eterogenei. I musei etnografici e antropologici hanno co-partecipato a quella che pare essere una vera e propria “digital turn” che coinvolge il patrimonio culturale e le narrazioni che lo riguardano e che ha fatto emergere un mondo, quello del patrimonio etnografico, locale ma anche extra-europeo, eterogeneo e poco conosciuto e “comunicato” al grande pubblico. In una prospettiva di decolonizzazione profonda del patrimonio e delle istituzioni, le sfide del presente richiedono la rivisitazione delle storie, dei luoghi e degli approcci teorici che ruotano intorno ai Musei etnografici e antropologici (Dan Hicks, 2020). L’utilizzo del digitale e del virtuale pare offrire l’occasione ai Musei che narrano la diversità culturale la possibilità di interpretare secondo una nuova ottica il patrimonio culturale e attivare processi di co-creazione dei contenuti e di ridiscussione del valore contemporaneo del patrimonio che coinvolgono soggettività diverse (Di Lella, 2019). Oltre agli spazi museali fisici, sono fiorite vere e proprie “contact zone” (Clifford, 1997) virtuali in continuo divenire, che alimentano in modo critico la riflessione e la creazione di contenuti riguardo alla cultura materiale e al mondo museale, anche mettendo in questione l’approccio dell’antropologia culturale ai temi legati alla cultura materiale, alla rappresentazione dell’Altro e alla costruzione del Sé. Il quesito essenziale che muove le riflessioni alla base di questo panel riguarda la sopravvivenza stessa del Museo inteso come spazio relazionale sia fisico sia virtuale. Il panel vuole proporre una riflessione aperta su questi temi a partire da esperienze di comunicazione museale, ricerca e public engagement che abbiano visto come protagonista il patrimonio etnografico extraeuropeo e locale.
Keyword: Antropologia museale; Patrimonio culturale; Digital turn; Decolonizzazione; Public engagement
References
- Clifford J.,1997, “Museums as Contact Zones”, in J. Clifford (ed), Routes: Travel and Translation in the Late Twentieth Century, 188–219, Harvard University Press, Cambridge
- Harris C., O’Hanlon M., 2013, “The future of the ethnographic museum”, Anthropology Today, 29:1
- Hicks D, 2020, The Brutish Musesums. The Benin Bronzes, Colonial Violence and Cultural Restitution, Pluto Press, London
- Lattanzi V., 2021, Musei e antropologia. Storia, esperienze, prospettive, Carocci, Torino