Una delle lezioni impartite dalla pandemia di covid-19 tutt’ora in corso è che l’immobilità spaziale spesso equivale a esperienze di stagnazione e paralisi temporale. Per molti di noi il passato si è trasformato in un marcatore di normalità, una “terra lontana” dove la vita si svolgeva a un ritmo familiare. Il futuro, d’altra parte, è emerso come una “terra straniera” che è impossibile da prevedere e tantomeno plasmare. Bloccati in quello che Rebecca Bryant (2016) ha chiamato il ‘presente inquietante’, molti di noi sono diventati profondamente consapevoli dell’inseparabilità del tempo e dello spazio. Come hanno dimostrato diverse teorie sociali, tuttavia, è sempre stato così (Massey, 2005). Per i migranti i futuri migliori sono sempre situati altrove. Per gli attivisti, lo spazio si trasforma in un campo di possibilità emergenti, che sia attraverso l’occupazione di una piazza o la rivolta di strada. Oggi, per gran parte della popolazione, il ritorno alla normalità pre-pandemica nel futuro è immaginato come un ritorno e una ri-abitazione dello spazio.
Basandosi su una ricca eredità del pensiero antropologico, questo panel propone di trattare il futuro come un topos sia nello spazio sia nel tempo, e invita a presentare relazioni che affrontino in modo diverso la co-produzione di futuro e di luogo. Il panel si chiede: In che modo la pandemia di Covid-19 si è legata a esperienze di stasi spazio-temporale? Come le speranze e i sogni di normalità hanno articolato le relazioni tra spazio e tempo? Prendendo spunto dalla pandemia in corso, il gruppo è più generalmente interessato a interrogare come le particolarità di luoghi specifici – siano essi “arbitrari” (Candea 2010) o “relativi” (Green 2005) – creino lo spazio per l’immaginazione di futuri, e come i futuri immaginati producano spazio e luogo. Come fa il luogo ad aprire alcuni future, precludendone altri? E in che modo la possibilità di sognare e pianificare il futuro è distribuita in modo diseguale, a seconda dei luoghi che i diversi attori sociali abitano?
Tutto sommato, il panel si interrogherà su come la creazione di spazi e luoghi – in tempi di pandemia o altro – sia sempre legata alla creazione del tempo, alle temporalità orientate al futuro e ai domani concretamente localizzati.
Keywords: Location, Spatiotemporality, Future, Covid-19, Dreams
Riferimenti bibliografici
- Bryant, R. (2016). On critical times: return, repetition, and the uncanny present. History and Anthropology, 27(1), 19-31
- Candea, M. (2010). Corsican fragments: difference, knowledge, and fieldwork. Indiana University Press.
- Green, S. F. (2005). Notes from the Balkans: locating marginality and ambiguity on the Greek-Albanian border (Vol. 34). Princeton University Press.
- Massey, D., B. (2005). For space. Sage.