I movimenti sociali sono spesso pensati come intrinsecamente orientati al futuro. Tuttavia, i futuri dell’attivismo sono diventati oggetto di dibattito nella recente ricerca antropologica. Dagli anni ‘60 l’idea dominante di una lotta verso obiettivi predeterminati, promossa ad esempio dai movimenti sindacali del fordismo, è andata progressivamente differenziandosi. Di fronte alla crescente incertezza provocata da globalizzazione e riforme neoliberali, nuovi movimenti sociali in Occidente – come il movimento No Global degli anni ‘90 e 2000 – hanno reagito inventando e teorizzando modalità per affrontare, ma anche attivamente produrre, futuri sempre più indeterminati. Attraverso il concetto di politiche prefigurative questi movimenti fondono i fini con i mezzi, focalizzandosi su processi partecipativi che ospitano una molteplicità di obiettivi, uniti dalla lotta per un altro mondo nel momento presente (Maeckelberg, 2011). Nel Sud globale i movimenti sociali sono segnati da dinamiche parallele, seppur divergenti, attraverso esperienze localmente specifiche di (neo)colonialismo, autoritarismo e promesse deluse di modernizzazione (Bonilla 2010).
Tuttavia, alcune ricerche recenti criticano il concetto di prefigurazione: aggrappato alla temporalità lineare del progresso, esso sarebbe infatti destinato a fallire, in un contesto segnato da futuri sempre più negativi, intrisi di senso di crisi, declino sociale, degrado ambientale e ansia esistenziale (Gordon 2017). Questi studi critici sostengono che i movimenti sociali non si impegnano più a costruire uno specifico futuro. Al contrario, praticano una sorta di “presentismo radicale”, cercando di realizzare alternative politiche all’interno dei rari interstizi spaziali e temporali dell’ordine capitalista globale (Krøijer 2015).
La pandemia di COVID-19 – che ha inasprito disuguaglianze ma anche rinvigorito una molteplicità di movimenti sociali (e.g. Black Lives Matter, movimenti femministi e ambientalisti, ecc.) – rappresenta un punto di ri-orientamento, attraverso cui le predominanti prospettive verso il futuro possono essere confermate, rinegoziate, o trasformate.
Quali tipi di orientamenti futuri vengono costruiti dai movimenti sociali al culmine della pandemia? Quali futuri immaginano, prevedono o anticipano, di fronte alle mutate condizioni strutturali? Quali pratiche fungono da vettori di agency temporale? Il panel cercherà di gettare nuova luce su una serie di concetti come: prefigurazione, figurazione, futuro assente o in crisi, apocalisse, distopia e utopia. Invitiamo contributi radicati in etnografie provenienti da una varietà di contesti sociali e geografici, con l’obiettivo di contribuire al dibattito sul futuro nei movimenti sociali contemporanei.
Keyword: Movimenti sociali, Tempo, Politiche prefigurative, Futuro, Crisi
Riferimenti bibliografici
- Bonilla, Yarimar. 2010. “Guadeloupe Is Ours: The Prefigurative Politics of the Mass Strike in the French Antilles.” Interventions 12 (1): 125–37.
- Gordon, Uri. 2017. “Prefigurative Politics between Ethical Practice and Absent Promise.” Political Studies 66 (2): 521–37.
- Krøijer, Stine. 2015. Figurations of the Future: Forms and Temporalities of Left Radical Politics in Northern Europe. Ethnography, Theory, Experiment. New York, Oxford: Berghahn Books.
- Maeckelbergh, Marianne. 2011. “Doing Is Believing: Prefiguration as Strategic Practice in the Alterglobalization Movement.” Social Movement Studies 10 (1): 1–20.