La crisi del lavoro a livello globale è di gran lunga precedente alla pandemia scoppiata nel 2020 e in molti paesi, tra cui l’Italia, gli effetti conseguenti al credit crunch statunitense del 2007/2008 non potevano dirsi, prima della pandemia, pienamente superati (Narotzky & Goddard 2017, D’Aloisio e Ghezzi 2020). L’inasprirsi della prospettiva neoliberista ha condotto a una crescente frammentazione della produzione di beni e servizi, lungo catene di valore che estendono la partecipazione e l’ingresso di paesi e nicchie di competenza, aree e gruppi di lavoratori che concorrono a modificare le tradizionali geografie del lavoro, secondo scenari nuovi e mutevoli (Herod 2020). Il lavoro dal canto suo ha visto trasformarsi in maniera rapida contenuti e competenze, con un crescente spostamento verso le dimensioni cosiddette cognitive e immateriali, mentre la nuova etichetta di industria 4.0, da un lato, le permanenti forme di manifattura dall’altro, la specializzazione di nuove produzioni e l’ampliamento dei servizi disegnano uno scenario di dislocazione del lavoro meno diadico e più multiforme tra aree del mondo, distribuzione di ruoli e mansioni (Harvey & Krohn-Hansen 2018). Nuovi centri e nuove periferie producono crescenti disuguaglianze ma non escludono nuove specializzazioni e originali collocazioni nello scenario dell’economia globale. La pandemia, per quanto indagabile in termini di ricerca etnografica, si somma all’onda lunga della crisi finanziaria e apre ulteriori scenari di criticità.
La prospettiva antropologica e l’approccio etnografico rivolti a tali questioni, dal canto loro, propongono una specifica visione prismatica che consente di cogliere situazioni diversificate e persino antitetiche, con la scomparsa di competenze e ambiti di produzione, ma al contempo la strutturazione di nuovi prodotti e servizi, di nicchie di resilienza o di eccellenza, di nuovi ambiti di consumi, funzionali ad un mercato in rapida trasformazione. Questo panel si rivolge a ricerche etnografiche in grado di cogliere tali ampie trasformazioni, indagando il mutevole significato del lavoro e dei consumi, l’incidenza di queste trasformazioni nelle traiettorie esistenziali dei soggetti e negli orizzonti di valori che sostengono la quotidianità; al contempo, il panel guarda al lavoro come pilastro esistenziale in grado di proiettare i soggetti sociali verso la costruzione di una visione del futuro, che tenga saldo il valore del lavoro, non solo materiale ma anche etico, nelle esistenze individuali e collettive, il suo potenziale identitario, la sua valenza di strumento sussistenza nel presente, ma anche di orizzonte di valori in grado di fronteggiare e trascendere la vecchia e la nuova crisi.
Keyword: lavoro, consumi, crisi, futuro, etnografia
Riferimenti bibliografici
- D’Aloisio, F. and S. Ghezzi, eds. (2020) Facing the Crisis. Ethnographies of Work in Italian Industrial Capitalism. Berghahn Books, New York, Oxford.
- Harvey, P. and C. Krohn-Hansen (2018) Introduction. Dislocating labour: anthropological reconfigurations. JRAI, 24(S1):1-19.
- Herod A. (2018), Labor, Polity Press, Medford.
- Narotzky, S. and Goddard, eds. (2017) Work and Livelihoods. History, Ethnography and Models in Times of Crisis. Routledge, New York.