Consilienza è termine che indica una forte interdisciplinarità, un’efficace contaminazione tra modelli teorico-metodologici provenienti da campi di conoscenza diversi. Obiettivo del panel che qui si propone è di riunire riflessioni provenienti da campi differenti per immaginare un percorso dialogico verso una prospettiva unitaria di conoscenza. L’emergenza pandemica, e la sua origine nel salto di specie, a nostro avviso impongono la costituzione di griglie interpretative complesse che rendano possibile una operatività in grado di radicare le sue pratiche in prospettive nate dall’integrazione di sguardi molteplici. L’etnografia collaborativa è l’unica metodologia comune e condivisa che chiediamo. Invitiamo a presentare lavori basati su studi etnografici relativi a esperienze di aggregazione e convergenza tra diversi mondi sperimentali. Vogliamo così garantire la cornice di un modello sperimentale unitario e pertanto intendiamo esplorare la pluriennale tradizione della nostra pratica disciplinare specialistica, l’antropologia medica, che fin dalla sua nascita come sub-disciplina dell’antropologia culturale – scienza sociale già di per sé abituata a cogliere le differenze umane – ha inteso costruire ponti fra mondi diversi, per unire prospettive troppo a lungo separate fornendo a tutte le discipline note un aiuto concreto a ripensare la prassi dell’unità possibile. Tale prospettiva è da immaginarsi e praticarsi non soltanto all’interno delle cosiddette “scienze esatte”, ma anche fra ciascuna di queste e le scienze sociali e umanistiche. L’esperienza nella formazione antropologica dei futuri medici e operatori della sanità ci consente di immaginare superabile questo Great Divide. Moltitudini di studenti e di informatori di doversi ambiti “scientifici” o “socio-umanistici” ci hanno insegnato che le scienze sono sempre “umane” e parimenti che le forme dell’esperienza e dell’organizzazione della conoscenza umana sono tutte “scientifiche”. L’antropologia socioculturale non rimuove le variabili che emergono dalla scena scientifica, anzi essa le auspica, perché sa da tempo che nessuna scienza può essere oggettiva o neutrale: tali esiti sono piuttosto le conseguenze finali di una strenua contesa, regolata dai rapporti di forza vigenti, che occorre monitorare e, qualora necessario, praticare e innovare. Con la presente Call si richiedono interventi multidisciplinari che provengano dai vari settori della conoscenza, tutti però caratterizzati da una concreta descrizione a carattere etnografico degli elementi pratici che hanno favorito processi di aggregazione e di convergenza tra saperi distanti, ponendo in chiaro ciò che ha inteso favorire una reale consilienza, che non sia solo predicata. L’idea è quella di immaginare un futuro della ricerca e della conoscenza che sappia proporre una complessità di sguardi e azioni per fare fronte alle sfide che ci attendono.
Riferimenti bibliografici
- Wilson E. O. (1999), Consilience: The Unity of Knowledge, Vintage Books, New York.
- Behera M. C. (ed.) (2019), Shifting Perspectives in Tribal Studies. From an Anthropological Approach to Interdisciplinarity and Consilience, Springer, Singapore.
- Slingerland D., Collard M. (2012), Introduction. Creating Consilience: Toward a Second Wawe, in
- Slingerland D., Collard M. (eds.) (2012),Creating Consilience: Integrating the Sciences and the Humanities Creating Consilience: Integrating the Sciences and the Humanities, Oxford University Press, Oxford-New York, pp. 3-40.