La crisi causata dal Covid-19 è stata un enorme shock per il turismo della montagna, con un forte impatto sui mezzi di sostentamento degli abitanti locali. Nonostante ciò, potrebbe anche essere un’occasione per ripensare la sostenibilità della montagna ed essere un innesco per avviare un circolo virtuoso che possa rivitalizzare risorse e contatti tra le popolazioni locali e i turisti.
La pandemia ha messo in evidenza la vulnerabilità turistica della montagna rendendo necessaria una riflessione su quali siano le attuali sfide dell’ecosistema montano e su come un turismo “dolce”, integrato e responsabile possa facilitare le risposte a queste sfide (Camanni, 2018).
Dall’inizio della pandemia, il tempo trascorso in natura ha svolto un ruolo sempre più vitale nella vita di molte persone. Oggi i turisti della montagna chiedono attività esperienziali di medio e lungo termine che consentano loro di entrare in contatto con i residenti locali, di soggiornare in tipici rifugi invece che in grandi alberghi, di conoscere da vicino la tradizione locale e possibilmente di viverla.
La cultura specifica di queste aree, in cui il patrimonio immateriale ha il potenziale per sviluppare forze sinergiche e partecipative di ciascun attore coinvolto, deve essere riaffermata (Broccolini, 2017).
La necessità della gente del posto di ripensare la narrazione del proprio territorio, a causa degli esiti della pandemia, potrebbe aprire la strada a una nuova rappresentazione della montagna. Guardare la montagna in un modo nuovo implica prendersi cura di essa (Teti, 2017).
Il patrimonio montano dovrebbe essere riconquistato attraverso azioni in cui istituzioni, gruppi di interesse e cittadini siano coinvolti nella ridefinizione dei caratteri naturali e antropologici delle aree interne o remote (Dematteis, Magnaghi, Clemente et al., 2019).
Lo scopo di questo panel è quello di indagare un cambiamento di paradigma dell’idea di montagna e delle possibili forme future di turismo. Accogliamo con interesse gli studi sulle migliori pratiche che favoriscano l’integrazione e la complementarietà tra turismo e specificità antropologiche, ambientali, sociali, istituzionali ed economiche.
Le aree montane si trovano ad un bivio e le misure messe in atto oggi daranno forma al turismo montano di domani. È fondamentale reinstradare l’attuale approccio verso un nuovo modo lento, sicuro, sostenibile e inclusivo di vivere la montagna. Vengono incoraggiati i contributi che tengono conto del ruolo delle donne e dei giovani nel ripensamento del futuro delle zone di montagna.
Keyword: Antropologia, Montagna, Sostenibilità, Turismo, Buone pratiche
Riferimenti bibliografici
- Alessandra Broccolini, Italian ‘Intangible Communities’ Procedures, Tactics, and New Key Actors, in Simona Pinton e Lauso Zagato, Italian ‘Intangible Communities’. Procedures, Tactics, and New Key Actors, Edizioni Ca’ Foscari – Digital Publishing, 2017, https://edizionicafoscari.unive.it/libri/978-88-6969-225-3/italian-intangible-communities/
- Enrico Camanni, Il turismo dolce, in T.R.I.P. (a cura di), “L’altro inverno sulle montagne del Piemonte”. Dislivelli.eu, 2018.
- Antonio De Rossi (a cura di), Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste, Roma, Collezione Progetti Donzelli, 2018.
- Giuseppe Dematteis, Alberto Magnaghi, Pietro Clemente (et al.), Il Manifesto di Camaldoli per una nuova centralità della montagna, 2019 http://www.societadeiterritorialisti.it/wp-content/uploads/2020/04/ManifestoCamaldoli_ufficiale-con-adesioni.pdf