P13: Locating the Future: Ethnographies of Post-Pandemic Spatiotemporal Emergence

Localizzare futuro: etnografie dell'emergenza spazio-temporale post-pandemica

Phaedra Douzina-Bakalaki (University of Helsinki), Carl Rommel (University of Helsinki)

Discussant: Joseph Viscomi (Birkbeck College)

Lingua: Inglese

Invia una proposta

Italiano

Una delle lezioni impartite dalla pandemia di covid-19 tutt’ora in corso è che l’immobilità spaziale spesso equivale a esperienze di stagnazione e paralisi temporale. Per molti di noi il passato si è trasformato in un marcatore di normalità, una “terra lontana” dove la vita si svolgeva a un ritmo familiare. Il futuro, d’altra parte, è emerso come una “terra straniera” che è impossibile da prevedere e tantomeno plasmare. Bloccati in quello che Rebecca Bryant (2016) ha chiamato il ‘presente inquietante’, molti di noi sono diventati profondamente consapevoli dell’inseparabilità del tempo e dello spazio. Come hanno dimostrato diverse teorie sociali, tuttavia, è sempre stato così (Massey, 2005). Per i migranti i futuri migliori sono sempre situati altrove. Per gli attivisti, lo spazio si trasforma in un campo di possibilità emergenti, che sia attraverso l’occupazione di una piazza o la rivolta di strada. Oggi, per gran parte della popolazione, il ritorno alla normalità pre-pandemica nel futuro è immaginato come un ritorno e una ri-abitazione dello spazio.
Basandosi su una ricca eredità del pensiero antropologico, questo panel propone di trattare il futuro come un topos sia nello spazio sia nel tempo, e invita a presentare relazioni che affrontino in modo diverso la co-produzione di futuro e di luogo. Il panel si chiede: In che modo la pandemia di Covid-19 si è legata a esperienze di stasi spazio-temporale? Come le speranze e i sogni di normalità hanno articolato le relazioni tra spazio e tempo? Prendendo spunto dalla pandemia in corso, il gruppo è più generalmente interessato a interrogare come le particolarità di luoghi specifici – siano essi “arbitrari” (Candea 2010) o “relativi” (Green 2005) – creino lo spazio per l’immaginazione di futuri, e come i futuri immaginati producano spazio e luogo. Come fa il luogo ad aprire alcuni future, precludendone altri? E in che modo la possibilità di sognare e pianificare il futuro è distribuita in modo diseguale, a seconda dei luoghi che i diversi attori sociali abitano?
Tutto sommato, il panel si interrogherà su come la creazione di spazi e luoghi – in tempi di pandemia o altro – sia sempre legata alla creazione del tempo, alle temporalità orientate al futuro e ai domani concretamente localizzati.

Keywords: Location, Spatiotemporality, Future, Covid-19, Dreams

Riferimenti bibliografici

  • Bryant, R. (2016). On critical times: return, repetition, and the uncanny present. History and Anthropology, 27(1), 19-31
  • Candea, M. (2010). Corsican fragments: difference, knowledge, and fieldwork. Indiana University Press.
  • Green, S. F. (2005). Notes from the Balkans: locating marginality and ambiguity on the Greek-Albanian border (Vol. 34). Princeton University Press.
  • Massey, D., B. (2005). For space. Sage.

English

One of the lessons taught by the ongoing covid-19 pandemic is that spatial immobility often amounts to experiences of temporal stagnation and paralysis. For many of us, the past has transformed into a marker of normality, a ‘distant land’ where life unfolded at a familiar pace of its own. The future, on the other hand, has emerged as a ‘foreign land’ that is impossible to predict, let alone shape. Stuck in what Rebecca Bryant (2016) has called the ‘uncanny present’, many of us have become acutely aware of the inseparability of time and space. As a large body of social theory has shown however, this has always been the case (Massey, 2005). For migrants better futures are always located elsewhere. For activists, space transforms into a terrain of emergent possibilities, be it through the occupation of a square or the street riot. Today, for a large part of the population, the return to pre-pandemic normality in the future is envisioned as a return to and reinhabiting of space.

Building on a long legacy of anthropological thinking, this panel proposes to treat the future as at topos in both space and time, and invites papers that variously address the coproduction of futurity and location. The panel asks: In what ways has the Covid-19 pandemic become attached to experiences of spatiotemporal stasis? How have hopes and dreams for normality articulated relations between space and time? Taking its cue from the ongoing pandemic, the panel is more generally interested in interrogating how the particularities of specific locations – whether ‘arbitrary’ (Candea 2010) or ‘relative’ (Green 2005) – create space for the envisioning of futures, and how imagined futures produce space and place. How does location open up some futures whilst foreclosing others? And how is the possibility to dream and plan the future distributed unevenly, according to the locations that different social actors inhabit?

All in all, the panel will interrogate how the making of location, space, and place – in pandemic times or otherwise – is always related to the making of time, future-oriented temporalities, and concretely localised tomorrows.

Keywords: Location, Spatiotemporality, Future, Covid-19, Dreams

References

  • Bryant, R. (2016). On critical times: return, repetition, and the uncanny present. History and Anthropology, 27(1), 19-31
  • Candea, M. (2010). Corsican fragments: difference, knowledge, and fieldwork. Indiana University Press.
  • Green, S. F. (2005). Notes from the Balkans: locating marginality and ambiguity on the Greek-Albanian border (Vol. 34). Princeton University Press.
  • Massey, D., B. (2005). For space. Sage.
Vuoi iscriverti alla SIAC?
Contattaci