Presentazione di: Terra! Ma nessuna patria

di Ti-Noune Moïse
Lussografica, 2022
Sapienza Università di Roma
Aula B10 del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale in via Salaria 113
6 maggio 2024, alle ore 16.00

Intervengono, oltre all’autrice, Antonio Marazzi, già professore ordinario di Antropologia culturale Marianella Sclavi, già docente di etnografia urbana al Politecnico di Milano e Marilena Fatigante, docente del corso di Integrazione Sociale e Dinamiche Psico-culturali presso il Corso di laurea in Progettazione sociale per la sostenibilità, l’innovazione e l’inclusione di genere.

Di seguito la descrizione del libro , come dalla Newsletter Sapienza

«Alla nascita, la Geografia è un destino». Comincia così il racconto biografico dell’autrice, Ti-Noune Moïse, le cui vicende individuali incrociano strettamente due Storie di resistenza e di liberazione nei rispettivi Paesi, Italia e Haiti. Lungo il tempo di quattro generazioni in due famiglie, vengono narrate le storie di figure di primo piano nell’ambito di battaglie politiche che avevano il loro fulcro teorico e di azione in una visione antimperialista e antifascista della Storia. Dal celebre bisnonno Giuseppe Scalarini, geniale vignettista satirico dell’Avanti, ad Amos Chiabov, il nonno, psichiatra triestino, e partigiano nella Resistenza in Italia. Il ramo oltreoceano invece, ad Haiti, ha nella figura padre, Rodolphe Moïse, oppositore del Regime haitiano di Duvalier, il ruolo attorno a cui dipartono i fatti che cambieranno per sempre il destino della famiglia Moïse. Tutti i protagonisti, che sembrano romanzati e invece sono voci tratte dal vissuto diretto che affiorano nitide dalla testimonianza diretta della nipote Ti-Noune, vivono esperienze tragiche: le torture, il carcere, l’esilio. Altre figure femminili imprescindibili affiancano in modo toccante la voce narrante dell’autrice: la nonna Virginia, anch’ella partigiana, e in particolare la madre, Anna Chiabov. A loro viene affidata la funzione di co-narratrici, testimoni dirette di eventi personali e storici che si intrecciano a formare un tessuto in cui il privato delle storie minori si intreccia alla trama della storia pubblica, la Storia. E sarà proprio la madre a dare il via a questo concatenamento drammatico di fatti, sposando l’uomo nero, Rodolphe Moïse, rivoluzionario, innestando vita e ideologia tra loro, e mettendo in luce gli attaccamenti e le ipocrisie di chi, anche inconsapevolmente, si dichiara anticolonialista. Narratrici e allo stesso tempo narrate, queste donne imprimono al racconto e alla loro vita un movimento forte, di impegno e sacrificio in prima persona, in difesa della democrazia dagli abomini di una dittatura e per un’eguaglianza sociale, saldamente determinate ad essere pienamente madri dei loro figli. Uno sguardo che include e fonde tra loro la libertà, la dignità, e la libertà di amare senza trasformare la lotta in violenza e arida ideologia. Giocando sulla sua identità mestiza, Ti-Noune Moïse mette “nero su bianco”, mescolando altrettanto il “bianco” al “nero”, il valore della sua storia, assieme a quella di coloro da cui si è separata, in primo luogo sua madre, per la quale, e grazie alla quale (in numerose interviste realizzate prima che lei morisse) in definitiva il racconto è scritto. La scrittura dunque ripara e restituisce la possibilità di congiungere eventi, persone e affetti, in luogo della dimenticanza, del risentimento e della nuda persistenza del trauma. Scrittura lucida e densissima insieme, quella di Ti-Noune Moïse offre al lettore una visione critica di quelle polarizzazioni che la tradizione ideologica ha spinto a semplificazioni distruttive, come quelle identitarie, che si oppongono tra loro su imperialismo e anticolonialismo, Occidente e Africa, socialismo e capitalismo, nero e bianco.

 

 

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