Numero monografico Lares 1/2024
a cura di Lorenzo Urbano
Call for abstract deadline: 𝟏𝟓 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐥𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟑
Il concetto di responsabilità sembra avere una posizione centrale all’interno del discorso pubblico contemporaneo, su scala globale. Frequentemente, esso è legato alle narrazioni sul merito (e sul demerito): “responsabilità” come ciò che il soggetto si è guadagnato, come marcatore della libertà di azione e quindi indicatore della possibilità di essere artefici della propria fortuna o della propria sventura – sia sul piano economico che su quello morale. È una prospettiva radicalmente individualizzante: il linguaggio della responsabilità, in questa sua declinazione, non ammette determinanti strutturali, soltanto conseguenze di scelte giuste o sbagliate.
D’altra parte, un’altra accezione del concetto di responsabilità si è ormai affermata nel nostro discorso pubblico, connotata in apparenza in senso opposto, ovvero come cura dell’altro. Non più segno di colpa, in questo caso “responsabilità” si declina nel senso di un dovere morale a prestare attenzione alle conseguenze sociali della nostra azione, a essere inclusivi, a considerare una pluralità di prospettive diverse, anche opposte, alle nostre. Se nella sua prima declinazione la responsabilità ha a che fare con un soggetto isolato, distante dal resto del mondo, in questa seconda accezione essa si riferisce a un soggetto profondamente radicato all’interno di uno specifico contesto sociale e politico. Emergono in questa prospettiva nuove attribuzioni di responsabilità: la ricerca scientifica che deve coinvolgere non soltanto gli addetti ai lavori ma anche il resto della cittadinanza nella definizione della propria agenda; la produzione di massa che deve rispondere del proprio impatto ambientale; fino al singolo che deve “imparare a consumare” in maniera più consapevole. Ma se in questo modo si allarga il confine di ciò che possiamo chiamare “cura”, non sembra perdersi quella dimensione individualizzante che il concetto di responsabilità si porta dietro: anche a fronte di condizioni strutturali sfavorevoli, i soggetti hanno una “responsabilità personale” di prendersi cura dell’altro. Sembra emergere, in diversi contesti, quello che Didier Fassin, riprendendo un concetto batesoniano, definisce un ethos, un sistema culturale di organizzazione dei nostri sentimenti e dei nostri atteggiamenti nei confronti del mondo. Possiamo immaginare dunque che il dispiegamento del concetto di responsabilità in una pluralità di spazi definisca un generalizzato “ethos della cura”, una particolare attenzione alle conseguenze (immediate e di lungo termine) che la nostra azione ha sugli altri?
La proliferazione delle attribuzioni di responsabilità, e della definizione di “soggetti responsabili”, suggerisce la presenza di un atteggiamento generalizzato in questo senso. Tuttavia, il dispiegamento di questa costellazione concettuale e discorsiva lascia “responsabilità” nella sua accezione di cura in uno stato di indeterminazione. Cosa intendiamo quando diciamo di essere “responsabili” nei confronti degli altri? In che modo questa attribuzione viene tradotta in prassi? Il presente numero vuole esplorare etnograficamente significati situati che assume il concetto di responsabilità inteso come cura dell’altro. Quali sono i legami, le relazioni che si producono dall’attribuzione di responsabilità? In che modo si definiscono le “soggettività responsabili”, e quale rapporto hanno con le regole degli spazi sociali che esse abitano? Quale impatto ha l’ingresso della discorsività sulla responsabilità in questi spazi? L’obiettivo del numero è riflettere sulle appropriazioni “dal basso” di questo concetto e identificarne i confini, per cominciare a comprendere se e quali sovrapposizioni possano esistere nei suoi molteplici usi, e se questa proliferazione possa comunicarci qualcosa sul momento storico che stiamo vivendo.
I temi preferenziali (ma non esclusivi) di interesse del numero sono:
• Le relazioni di cura di prossimità nell’ambito della salute e della malattia, in particolare in contesti para-istituzionali come organizzazioni di pazienti o gruppi di mutuo aiuto.
• Le forme di tutela connesse al lavoro e al welfare, che mettono in campo modalità di intervento socio-assistenziale operanti in parallelo a quelle istituzionali.
• Le discorsività intorno a temi ambientali e di consumo critico, che pongono lo sforzo (collettivo) dal basso al centro dei processi trasformativi per contrastare il cambiamento climatico.
• La mobilitazione sociale attorno a temi di marginalità e disuguaglianza, e il modo in cui produce una prassi politica situata e strettamente connessa a relazioni di vicinato e di prossimità.
Chiediamo ad autrici e autori di prestare attenzione ad articolare i propri contributi secondo gli interessi della presente call, focalizzandosi sulle declinazioni delle discorsività su responsabilità e relazioni di prossimità negli ambiti sopra indicati.
Chi fosse interessato a contribuire può inviare un abstract (max 300 parole) a lorenzo.u.urbano@gmail.com e lares1912@gmail.com entro 𝐢𝐥 𝟏𝟓 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐥𝐞. Le decisioni finali rispetto ai contributi saranno comunicate entro il 𝟑𝟎 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐥𝐞. I contributi finali (60mila caratteri, note incluse) dovranno essere inviati entro il 𝟑𝟏 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟑.