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In un orizzonte sociale logorato da crescenti minacce e da tragedie giร accadute o in corso (la pandemia, il riscaldamento globale, le contaminazioni dellโambiente da parte di agenti tossici, il conflitto bellico in Europa che si aggiunge a quelli ininterrotti dellโAfrica postcoloniale o in Medio Oriente, lo spettro di una guerra nucleare), il bisogno di ritornare al pensiero di Ernesto de Martino e al suo progetto incompiuto sulle apocalissi si fa per lโantropologia italiana quanto mai urgente. E urgente diventa, al tempo stesso, immaginare un impegno concreto perchรฉ lโantropologia medica possa offrire, nel segno di quello che รจ stato lโinsegnamento di Tullio Seppilli, un contributo critico allโanalisi e allโideazione di possibili soluzioni per lโattuale crisi sanitaria, ecologica, sociale.
Il 4ยฐ convegno della Societร Italiana di Antropologia Medica vuole essere un tempo di confronto, di riflessione e di scambio al quale molte e molti hanno contribuito in questi mesi immaginando possibili temi di discussione, in un orizzonte segnato dalle sfide di una sindemia che ancora non รจ cessata, e di quelle che si annunciano. Non si tratta di riflettere soltanto sui temi della malattia, della morte o della salute, nรฉ di analizzare le vecchie e nuove forme di disuguaglianza che marcano sempre piรน lโaccesso alle risorse sanitarie, ma di riconoscere in anticipo โ con gli strumenti della nostra disciplina, e con il dialogo serrato con altri ambiti di sapere โ i segni della minaccia e del pericolo e ideare contromisure e soluzioni praticabili ed efficaci. Lโincontro ha dunque lโambizione di interrogare i numerosi scenari di incertezza del nostro tempo: dalla condizione di coloro che provengono dal teatro di una guerra a noi vicinissima, alle faglie aperte dalla crisi pandemica nel rapporto fra cittadini e istituzioni, nel segno di unโingiustizia sanitaria la cui mappa รจ stata scritta anche con lโineguale disponibilitร dei vaccini e con le politiche che hanno intrecciato il riconoscimento della loro efficacia con il diritto alla mobilitร internazionale.
Muovendo dallโanalisi del ruolo che hanno oggi le tecnologie mediche nel disegnare lโordine sociale delle cose e delle persone (spesso attraverso quelli che sono fra gli indici piรน sensibili dellโesperienza dellโessere al mondo: il tono dellโumore e il dolore), il convegno vuole interpellare anche i contraddittori profili della giustizia riproduttiva e lโemergere di forme di sofferenza che direttamente si collegano al deterioramento degli ambienti di vita o alla percezione di una catastrofe che mina i presupposti stessi dellโabitare. Una nuova forma di angoscia territoriale che, se rinvia ancora una volta alle intuizioni demartiniane, dallโaltro invita i partecipanti a interrogare le trasformazioni degli immaginari apocalittici. Lo sforzo al quale lโincontro invita tutte e tutti รจ, infine, pensare questi problemi, queste inquietudini e questi orizzonti di crisi anche con gli occhi e le categorie di chi ha giร sperimentato lโapocalisse, facendo tesoro di quei saperi minori che โ di fronte allโapocalisse coloniale, alla cancellazione dellโhabitat dei popoli che la subirono, al crollo del loro tasso riproduttivo โ hanno reagito e pensato ai modi per sopravvivervi. ร anche alla luce di tali sguardi ed esperienze alternativi a quelli egemonici, e alle opzioni che essi prefigurano, che lโantropologia puรฒ contribuire a ideare, proporre e attuare forme di vita associata, di gestione delle crisi e dei confitti, di tutela e promozione della salute che possano configurarsi come soluzioni percorribili alle apocalissi oggi incombenti.